Spiega meglio di me, quello che ho scritto prima (le frasi in maiuscolo le ho editate apposta):
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Il ritorno del vecchio Conte, con cose mai viste prima
A questo punto bisogna necessariamente fare una piccola digressione su Antonio Conte. Che, di fatto, ha riportato in vita il Napoli tornando alla sua amata difesa a tre – che diventa a cinque in fase di non possesso. L’adozione dei principi di gioco di cui abbiamo parlato finora, però, rappresenta una prima volta assoluta. Mai, nel corso della sua carriera, l’ex allenatore di Juventus, Chelsea e Inter aveva costruito e offerto un’interpretazione così intensa del modulo tattico con tre centrali. Certo, la fisicità e l’aggressività sono sempre stati dei concetti centrali, nel suo modo di intendere il calcio. Ma venivano declinati in maniera molto differente, cioè attraverso la difesa per blocchi bassi e la risalita meccanica del campo.
Adesso il Napoli costruisce gioco attraverso l’intensità difensiva, e poi si scatena grazie a profili su cui lo stesso Conte, in passato, ha fatto fatica a puntare forte. Parliamo ovviamente di Lang e soprattutto di David Neres, esterni d’attacco molto differenti rispetto a quelli valorizzati da Conte nelle sue esperienze fondate sul 3-4-3: l’ex Psv e il brasiliano non hanno né il fisico né tantomeno l’approccio tattico di Hazard e Pedro, gli esterni che supportavano Diego Costa nel Chelsea campione d’Inghilterra 2016/17, e hanno caratteristiche molto diverse anche rispetto a Son Heung-min, Lucas Moura e Kulusevski, i giocatori più utilizzati ai lati di Kane nel Tottenham 2021/22.
Tutta questa rilettura del passato serve a dimostrare, una volta di più, QUANTO SIA CAMBIATO CONTE NEL CORSO DEGLI ANNI. E QUANTO ABBIA CAMBIATO NEL CORSO DELLA SUA AVVENTURA SULLA PANCHINA DEL NAPOLI. Certo, anche quest’anno la trasformazione tattica della squadra azzurra è dovuta/legata agli infortuni, alle lunghe assenze di diversi giocatori. Ma l’inventiva e le intuizioni del tecnico hanno risolto i problemi. E continuano a risolverli.
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